OMICIDIO DI MICHAEL JACKSON – ULTIMO ATTO: JOHN BRANCA SVENDE A SONY IL CATALOGO
Lo avevamo preannunciato subito dopo la morte di Michael Jackson, documentando qui tutto quello che aiutasse a capire cosa gli fosse successo davvero: il suo contratto con AEG, la sua storia con SONY, il suo rapporto con JOHN BRANCA e l’ingranaggio che sin dall’inizio ha comprovato il matrimonio di interesse fra i 3.
Sul cadavere di Michael Jackson, ciascuno di loro ha guadagnato fiumi di denaro che NON avrebbe mai guadagnato se Michael fosse ancora vivo: i 50 concerti organizzati da AEG a Londa non sarebbero mai più avvenuti, SONY non avrebbe mai più ripubblicato musica sotto il suo nome, BRANCA non avrebbe mai più amministrato nulla che lo riguardasse.
“IO HO CONCORDATO SOLO 10 CONCERTI, NON 50”
“BRUCEREI LA MIA MUSICA PIUTTOSTO CHE DARLA A SONY”
“BRANCA MI HA DERUBATO, LO VOGLIO FUORI DALLA MIA VITA PER SEMPRE”
Michael Jackson ha denunciato per anni che ci fosse una cospirazione contro di lui per sottrargli il catalogo dei diritti musicali acquistato nel 1985, quando all’apice del successo, dopo il record degli 8 Grammy Award vinti in una sola notte il 26 gennaio 1984, lui, un nero americano erede di una storia in cui ai neri non era nemmeno concesso di far girare i loro video sul canale musicale nazionale MTV, comprò i diritti di pubblicazione di mostri sacri della musica come i Beatles ed Elvis Presley.
Ancor prima di concludere la trattativa, Michael già vi si riferiva come “il MIO catalogo”.
A quei tempi, Michael Jackson veniva ricevuto alla Casa Bianca con tutti gli onori e i giornali avevano cominciato a chiamarlo – sì, loro per primi – “RE DEL POP”.
E Michael Jackson era davvero un Re, di quelli illuminati, che si sentono investiti dal Dio in cui credono di una missione e la sua era quella di donare gioia alle persone, specialmente ai bambini, il futuro del mondo, il bene più prezioso, i portatori del divino su questa terra.
“Tutto sta andando secondo un certo piano, che non è soltanto mio. Ci sono altre persone coinvolte” con queste parole Evan Chandler anticipava nel 1993 la caduta del Re.
Il piano era accusare Michael Jackson di abuso sessuale su suo figlio Jordan e condannarlo agli occhi del mondo come molestatore di bambini.
E da questa condanna basata sul nulla - nessuna prova a riscontro di questa infamia sarà mai trovata e Michael Jackson uscirà innocente dal processo penale in cui fu incriminato con 14 capi d’accusa - nascerà nel 1995 la fusione del catalogo musicale ATV di proprietà di Michael Jackson con il catalogo Sony. Perché è da questa condanna basata sul nulla che gli onori di prima si sono trasformati nei disonori di dopo: media, sponsor, colleghi, ex amici, tutti danno il loro contributo per lo sgretolamento del regno.
Ma quel catalogo era suo e Michael conosceva bene il suo valore. Così come conosceva bene il valore della sua Arte, che non poteva essere scalfito nemmeno dalle valanghe di calunnie che continuavano a rovesciargli addosso.
Per questo usò il catalogo come collaterale in cambio di un prestito da Sony prima del suo album Invincible. Michael Jackson sapeva che capolavori come Unbreakable, Speechless, Whatever Happens, The Lost Children gli avrebbero permesso di restituire quei soldi a Sony. Quello che non sapeva è che Sony avrebbe trasformato Invincible in Invisible, togliendo all’album ogni opportunità promozionale e arrivando addirittura a pagare mazzette per evitare che le radio mandassero in onda le sue nuove splendide canzoni.
Fu il punto di rottura tra Michael Jackson e Sony. Il tempo delle trattative in privato era finito perché di vere trattative non si era mai trattato e Michael Jackson denunciò pubblicamente il gioco sporco della sua casa discografica, o meglio, della sua ex casa discografica:
“Sto lasciando Sony da libero agente di me stesso POSSEDENDO LA META' DI SONY. Per questo sono molto arrabbiati con me”
E pure lui era molto arrabbiato con loro: “SONY FA SCHIFO”, “SONY E’ FASULLA”, “SONY UCCIDE LA MUSICA” erano i cori e i cartelli con cui Michael Jackson protestava insieme ai leali di sempre: i suoi fan e la sua comunità di fratelli neri.
E sapeva di dover mettere a tacere subito le stupide chiacchiere con cui stavano provando a colpirlo:
“VOGLIO CHIARIRE UNA SCIOCCA DICERIA: IL CATALOGO DEI BEATLES NON E’ IN VENDITA, NON è MAI STATO IN VENDITA E NON SARA’ MAI IN VENDITA”
Ma SONY aveva già rodato il sistema per impedirgli di sottrarsi al loro controllo e volontà: mentre Michael Jackson stava riorganizzando la sua vita di artista senza di loro, una famiglia di comprovati truffatori ricalcherà quell'ombra del Peter Pan pedofilo che lui era riuscito ad affievolire.
Michael Jackson, benché costretto a dichiarare il meno possibile nella sua condizione di imputato, non rinunciò ad informare il suo pubblico e chiunque fosse disposto ad ascoltare che tutta quella situazione era venuta fuori da una cospirazione contro di lui per il suo catalogo che valeva tanti, tantissimi soldi.
“VOGLIONO IL MIO CATALOGO E MI UCCIDERANNO PER QUESTO”
“Lui fu molto esplicito in merito alla sua convinzione che fosse coinvolta la Sony” Tom Mesereau, l’avvocato che ha dimostrato in tribunale l’innocenza di Michael Jackson, non ha mai smesso di ricordare i convincimenti di Michael dopo la sua morte.
“SONY FA SCHIFO, FOTTITI SONY MUSIC”: Paris Jackson, sua figlia, non ha mai smesso di ricordare i convincimenti di Michael dopo la morte del suo papà.
La morte di Michael Jackson: un capitolo che i più hanno dato per quello finale, ma che in realtà doveva ancora scrivere le ultime battute, quelle che ha twittato la CNBC la sera del 14 marzo 2016:
“ULTIME NOTIZIE: LA SONY ACQUISISCE L’ALTRA PARTE DEL CATALOGO MUSICALE SONY/ATV, IL CATALOGO MUSICALE PIU’ GRANDE DEL MONDO, POSSEDUTO DALLA MICHAEL JACKSON ESTATE PER LA CIFRA DI 750 milioni di dollari”.
750 milioni di dollari: una Svendita.
Non esiste stima che non parli di MILIARDI di dollari di valore per quel catalogo, per questo l’Agenzia delle Entrate degli Stati Uniti ha avanzato la sua richiesta di mancati versamenti per un importo di circa 730 milioni di dollari dopo il decesso di Michael Jackson. Oggi l’Agenzia starà sorridendo sulla “coincidenza” della corrispondenza fra i due importi.
Così si chiude il sipario. A 7 anni dalla morte per OMICIDIO di Michael Jackson TUTTI GLI ATTORI di quell'OMICIDIO sono lì sul proscenio perché in questi 7 anni hanno saputo portare avanti quella trama di MENZOGNE che avevano cominciato in quel lontano 1993 e per questo possono persino aspettarsi che dalla platea inebetita a colpi di nuovi beat – pure di quelli falsi MAI cantati da lui, ma semplicemente venduti a marchio MJ – si alzi qualche applauso.
Gli altri, gli annichiliti dal dolore come noi, non hanno bisogno che di queste parole di suo nipote Randy Jackson Jr per capire come è andato in scena l’ultimo atto:
“FANCULO A SONY! IMPERDONABILE ATTO DI FRODE. VOLEVANO QUESTO CATALOGO SIN DAL PRIMO MOMENTO IN CUI L’HA COMPRATO… ABBIAMO VISTO TUTTI LE MISURE CHE HANNO PRESO PER RIPRENDERSELO… DALL’INTERNO… VOI SAPETE DI CHI SI TRATTA”.
Sì, noi lo sappiamo.
Noi lo sappiamo che Michael Jackson non poteva firmare un testamento a Los Angeles se nel momento siglato su quel documento lui era a New York a protestare contro SONY.
Noi lo sappiamo che il ceffone di Randy Phillips è stato solo l’inizio della fine: “RIVOGLIO JOHN BRANCA NEL CAST PER COSTRUIRE UN MURO INTORNO A MICHAEL”
IL MURO DELLA MORTE.
Solo che quella mattina del 25 giugno 2009 il protagonista non sarebbe morto - ammazzato - per finta.
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