Paris Jackson rompe il silenzio: 'Mio padre è stato assassinato'
Intervista di Paris-Michael Katherine Jackson a Rolling Stone - 24 gennaio 2017
Paris-Michael Katherine Jackson sta fissando un famoso cadavere. “È Marilyn Monroe" sussurra di fronte a un muro coperto di foto dell'autopsia raccapriccianti. "E quello è JFK. Non puoi nemmeno trovarle on-line queste." In un giovedì pomeriggio di fine novembre, Paris sta facendo il suo percorso nel Museo della Morte, un angusto labirinto degli orrori dal profumo di formaldeide sulla Hollywood Boulevard. Non è raro per i visitatori, innanzi a foto di decapitazioni, filmati veri e memorabilia dei serial-killer, di svenire, vomitare o entrambe le cose. Ma Paris, non lontana dalle fasi emo e gotica dei suoi primi anni adolescenziali, sembra trovare tutto rassicurante in qualche modo. Questa è la sua nona visita. “È incredibile", aveva detto sulla strada prima che entrassimo. "Hanno una vera sedia elettrica e una vera testa!"
Paris Jackson ha compiuto 18 anni lo scorso aprile e, momento per momento, può dare l’impressione di essere molto più grande della sua età o molto più piccola, avendo vissuto una vita che è virata tra l’essere riparata e l’essere dolorosamente esposta. Lei è una tipica ragazza del 21° secolo, con il suo senso della moda che combina l’hippie e il punk (oggi indossa una camicia botton down tinta a nodi, jeggings e scarpe da ginnastica converse) e gusti musicali che spaziano ovunque (ha decorato le sue scarpe da ginnastica con testi dei Mötley Crüe e degli Arctic Monkeys, è ossessionata da Alice Cooper - lei la chiama "bae", (slang per “baby”, cioè piccola, ndt) - e il cantautore Butch Walker, ama anche i Nirvana e Justin Bieber). Ma è, ancora di più, figlia di suo padre. “Fondamentalmente, come persona, lei è mio padre", dice il fratello maggiore, Prince Michael Jackson. "L'unica cosa diversa sarebbe l’età e il sesso" Paris è simile a Michael, aggiunge, "in tutti i suoi punti di forza e in quasi tutte le sue debolezze anche. E' molto appassionata. E' emotiva al punto in cui può lasciare che le emozioni annebbino il suo giudizio".
Con una velocità impressionante, Paris si è fatta più di 50 tatuaggi, i primi dei quali fatti di nascosto quando era ancora minorenne. Nove di essi sono dedicati a Michael Jackson, che è morto quando lei aveva 11 anni, lanciando lei, suo fratello Prince e il loro fratello minore Blanket fuori da quello che era stato – come percepito da loro – un piccolo ritirato mondo quasi idilliaco. "Si dice sempre: 'Il tempo guarisce’" dice Paris. "Ma in realtà non è così. Semplicemente, ti abitui. Io vivo la vita con la mentalità: 'OK, ho perso l'unica cosa che sia mai stata importante per me’. Perciò, andando avanti, nulla di brutto che accade può essere così brutto come quello che è già accaduto. Quindi, posso sopportarlo". Michael va a trovarla ancora nei suoi sogni, dice: "Io lo sento con me tutto il tempo”. Michael, che si vedeva come Peter Pan, amava chiamare la sua unica figlia Campanellino. Paris ha la scritta ‘Fede, fiducia e polvere di fata’ tatuata vicino alla sua clavicola. Ha la copertina dell’album Dangerous tatuata sul suo avambraccio, il logo Bad sulla sua mano, e le parole Queen of My Heart nella scrittura di suo padre, prese da una lettera che lui le aveva scritto - sul polso interno sinistro. "Lui non mi ha portato nient'altro che gioia" dice. "Allora perché non avere ricordi permanenti di quella gioia?"
Lei ha anche tatuaggi in onore di John Lennon, David Bowie e del talvolta rivale di suo padre, Prince - oltre a Van Halen e, sul suo labbro interno, la parola MÖTLEY (il suo ragazzo ha Crüe tatuato nello stesso punto). Sul suo polso destro porta un braccialetto di corda con una pietra di giada che Michael aveva acquistato in Africa. Lui lo teneva indosso quando morì e la tata di Paris lo ha recuperato per darlo a lei. "C'è ancora il suo odore", dice.
Lei fissa con i suoi grandi occhi blu-verdi ciascuna delle attrazioni del museo senza batter ciglio, finché non arriva una sezione di animali imbalsamati. "Questa stanza non mi piace", dice arricciando il naso. "Gli animali sono il mio limite. Non ce la faccio. Questo mi spezza il cuore." Recentemente ha adottato un cucciolo incrocio pitbull iperattivo, Koa, che ha una convivenza non facile con Kenya, un coccoloso labrador portato a casa da suo padre una decina di anni fa.
Paris si descrive come "desensibilizzata" anche ai più espliciti richiami alla mortalità umana. Nel giugno 2013, annegando nella depressione e dipendenza da sostanze stupefacenti, ha cercato di togliersi la vita all'età di 15 anni, tagliandosi i polsi e ingerendo 20 pillole di Motrin. "Era semplicemente odio di sé" dice "bassa autostima, il pensare che non sarei mai riuscita a fare niente di buono e che non meritavo più di vivere". Era diventata autolesionista, si tagliava, riuscendo a tenerlo nascosto alla sua famiglia. Alcuni dei suoi tatuaggi ora coprono le cicatrici di quei tagli, così come quello che lei chiama segni del consumo di droghe. Prima di allora, aveva già tentato il suicidio "più volte” dice con una risata fuori luogo. "Quella è stata la volta che è diventato pubblico". L'ospedale aveva la regola dei tre tentativi, ricorda, e, dopo l'ultimo, ha insistito perché lei andasse in un centro di recupero. Scolarizzati a casa prima della morte di suo padre, Paris aveva accettato di frequentare una scuola privata a partire dalla seconda media. Ma lei non ci si trovava - per niente - e ha cominciato a frequentare gli unici ragazzi che l'avevano accettata "un sacco di gente più grande che faceva un sacco di cose folli", dice. "Stavo facendo un sacco di cose che ragazzini di 13, 14, 15 anni non dovrebbero fare. Ho provato a crescere troppo in fretta e non ero poi una così bella persona" Ha anche affrontato il cyberbullismo e ancora lotta con crudeli commenti online. "L'intera faccenda della libertà di espressione è grandiosa" dice "Ma non credo che i nostri padri fondatori avessero predetto i social media quando hanno creato questi emendamenti e tutta questa roba".
C'è stato un altro trauma di cui non ha mai parlato pubblicamente. Quando aveva 14 anni, un "completo estraneo" molto più grande di lei l'ha aggredita sessualmente, dice. "Non voglio dare troppi dettagli. Ma non è stata affatto una bella esperienza ed è stato davvero difficile per me, e quando è successo non l'ho detto a nessuno". Dopo il suo ultimo tentativo di suicidio, ha trascorso un anno e mezzo di scuola in un istituto terapeutico nello Utah. "E' stato grandioso per me," dice. "Sono una persona completamente diversa. Prima - dice con un piccolo sorriso - ero matta, effettivamente lo ero. Stavo attraversando un sacco di, come dire, rabbia giovanile. E stavo anche avendo a che fare con la mia depressione e la mia ansia senza nessun aiuto". Anche suo padre, dice, ha lottato con la depressione e a lei sono stati prescritti gli stessi antidepressivi che una volta aveva preso lui, ma lei adesso non prende più nessun farmaco.
Ora più sobria e felice che mai, con le sigarette al mentolo come principale vizio che le resta, Paris ha lasciato la casa di sua nonna Katherine poco dopo aver compiuto 18 anni per trasferirsi nella vecchia proprietà della famiglia Jackson a Encino. Trascorre quasi ogni minuto delle sue giornate con il suo fidanzato, Michael Snoddy, un batterista di 26 anni - suona con il gruppo di percussioni Street Drum Corps - originario della Virginia la cui moicana tinta, i tatuaggi e i pantaloni perennemente cascanti non nascondono look da boy band e una dolcezza da cucciolo. "Non avevo mai incontrato nessuno prima che mi facesse sentire come mi fa sentire la musica", dice Paris. Quando si sono incontrati, lui aveva uno sconsiderato tatuaggio della bandiera degli stati confederati, che ora ha coperto, che aveva comprensibilmente sollevato dubbi tra i Jackson. "Ma più lo conosco", dice Prince "più capisco che è un ragazzo davvero in gamba".
Paris ha fatto un tentativo al college dopo aver preso il diploma di scuola superiore - un anno in anticipo - nel 2015, ma non sentiva facesse per lei. È erede di una mastodontica fortuna - il Michael Jackson Family Trust probabilmente ha un valore che supera il miliardo di dollari - con erogazioni ai figli in più fasi. Ma lei vuole guadagnarsi i suoi soldi e, ora che legalmente è un’adulta, vuole abbracciare l'altra sua eredità: la celebrità.
E alla fine, come bella e carismatica figlia di uno degli uomini più famosi che siano mai vissuti, che scelta aveva? Per ora, è una modella, un'attrice, un work in progress. Lei può, quando si sente in quel modo, mostrare un equilibrio regale che è quasi intimidatorio, pur restando una persona alla mano tanto da diventare amica con il suo tatuatore dal pizzetto gigantesco. Ha modi impeccabili - si può immaginare che è stata educata bene. Ha così incantato il produttore-regista Lee Daniels in un recente incontro che lui ha accennato al suo manager di un ruolo per lei nella sua serie su Fox, Star. Suona un paio di strumenti musicali, scrive e canta canzoni (me ne fa sentire un paio alla chitarra acustica e sono promettenti, anche se sono più stile Laura Marling che MJ), ma non è sicura se lei rincorrerà mai un contratto discografico.
Fare la modella, in particolare, le viene naturale, e lo trova terapeutico. "Ho avuto problemi di autostima per molto, molto tempo", dice Paris, che capisce le scelte di chirurgia estetica di suo padre dopo aver visto i troll online sezionare il suo aspetto fisico da quando aveva 12 anni.. "Un sacco di gente pensa che io sia brutta e un sacco di gente no. Ma c'è un momento quando faccio la modella in cui mi dimentico dei miei problemi di autostima e mi concentro su quello che il fotografo mi sta dicendo - e mi sento carina. E in questo senso, è egoistico".
Ma più di tutto, con suo padre condivide l'impulso a guarire il mondo. (“Sono davvero spaventata per la grande barriera corallina” dice “è come se stesse morendo. Tutto questo pianeta è come se stesse morendo. Povera Terra") e vede la fama come un mezzo per attirare l'attenzione sulle cause che le stanno a cuore. "Sono nata con questa cassa di risonanza" dice. "Voglio sprecarla e nascondermi? O voglio renderla ancora più grande e usarla per cose più importanti?"
A suo padre non sarebbe dispiaciuto. "Se vuoi essere più famosa di me, puoi farlo" le diceva. "Se non vuoi esserlo affatto, puoi fare anche questo. Ma voglio solo che tu sia felice".
Al momento, Paris vive nello studio di registrazione privato dove suo padre compose la demo di "Beat It". La casa principale in stile Tudor è in ristrutturazione. Ma lo studio, realizzato da Michael in un edificio in mattoni dall’altra parte del cortile, sembra essere più o meno delle dimensioni di un dignitoso appartamento di Manhattan, con la sua cucina e il suo bagno. Paris l’ha trasformato in una accogliente stanza per dormire dall'atmosfera piacevole. Ci sono tracce di suo padre ovunque, più inconfondibilmente nelle opere d'arte da lui commissionate. All'esterno dello studio vi è una foto incorniciata, fatta in stile Disney, di un castello a cartone animato su una collina con un Michael disegnato come cartone in primo piano, e un piccolo bambino biondo che lo abbraccia. La didascalia dice: "Di Bambini, Castelli e Re". All'interno c'è un murale che prende un'intera parete con un altro Michael disegnato come cartone che in un angolo tiene tra le mani un libro verde intitolato 'Il segreto della vita' e guarda giù da una finestra verso i fiori che fioriscono - e al centro di ogni fioritura c'è il volto cartone animato di una bambina con le gote rosse.
Le decorazioni scelte da Paris sono un po’ diverse. In bagno c'è una foto di Kurt Cobain, sul muro un poster degli Smashing Pumpkins, un computer portatile con adesivi degli Against Me! e de La Storia Infinita, psichedelici arazzi anticati, un sacco di candele finte. Dischi in vinile (Alice Cooper, i Rolling Stones) servono come decorazioni murali. In cucina, c'è un disco di platino incorniciato dedicato a Michael da Quincy Jones ("L'ho trovato in soffitta," fa spallucce Paris).
Sopra un garage adiacente, c'è un mini-museo creato da Michael come regalo a sorpresa per la sua famiglia, con le pareti e persino il soffitto ricoperti di foto della loro storia. Michael lo utilizzava per fare le sue prove di danza, ora il fidanzato di Paris ha messo la sua batteria lassù. Ci dirigiamo fuori, in un ristorante di sushi nelle vicinanze, e Paris inizia a descrivere la vita a Neverland, dove ha trascorso i suoi primi sette anni. Durante quel periodo, lei non sapeva che il nome di suo padre era Michael, figuriamoci se aveva idea della sua fama. "Pensavo che lui si chiamasse semplicemente papà," dice. "In realtà noi non sapevamo chi era. Ma lui era il nostro mondo. E noi eravamo il suo". (Paris ha definito il film dell'anno scorso Captain Fantastik, dove Viggo Mortensen interpreta un eccentrico padre che tenta di creare un rifugio utopico per i suoi figli, il suo "film preferito di sempre."). “Non potevamo semplicemente andare sulle giostre ogni volta che volevamo” ricorda, camminando su un ciglio della strada buio vicino alla proprietà di Encino. Le piace passeggiare lungo il divisore di corsia, troppo vicino alle auto – fa diventare matto il suo ragazzo e anche a me la cosa non piace. “Avevamo una vita abbastanza normale. Avevamo la scuola ogni giorno e dovevamo essere bravi. E se lo eravamo, un fine settimana e uno no più o meno, potevamo scegliere se guardare un film nel nostro cinema o andare a vedere gli animali o qualsiasi altra cosa. Ma se ci comportavamo male, allora non avremmo fatto nessuna di quelle cose".
Nel suo libro di memorie del 2011, il fratello di Michael, Jermaine, lo ha definito "un esempio di ciò che la paternità dovrebbe essere. Ha instillato in loro l'amore che nostra Madre ci ha dato, e ha fornito il tipo di paternità emotiva che nostro padre, non per colpa sua, non ha potuto darci. Michael era padre e madre combinati insieme".
Michael aveva dato ai ragazzi la possibilità di andare a scuola, ma furono loro a rifiutare. "Quando studi a casa", dice Paris, "tuo padre, che tu ami più di ogni altra cosa, occasionalmente entra, nel bel mezzo della lezione, ed è come, 'Figo, la lezione è finita per oggi, ora si va in giro con papà '. Eravamo come, 'Non abbiamo bisogno di amici. Abbiamo te e Disney Channel!' Lei era – riconosce – “una bambina davvero strana”.
Suo padre le ha insegnato a cucinare, cucina del Sud, per lo più. "Era un cuoco eccezionale" dice. "Il suo pollo fritto è il migliore del mondo. Lui mi ha insegnato come fare la torta di patate dolci." Paris sta cuocendo quattro torte più il gumbo (una zuppa di pollo e gamberi tipica della Louisiana, ndt) per il Giorno del Ringraziamento a casa di nonna Katherine - che in realtà si tiene il giorno prima della festa, in ossequio alle credenze dei Testimoni di Geova come Katherine.
Michael ha istruito Paris su ogni genere di musica immaginabile. "Mio padre ha lavorato con Van Halen, così ho conosciuto Van Halen," dice. "Ha lavorato con Slash, così ho conosciuto i Guns N 'Roses. Mi ha fatto conoscere Tchaikovsky e Debussy, Earth, Wind and Fire, i Temptations, Tupac, i Run-DMC."
Lei dice che per Michael la tolleranza era molto importante. "Mio padre mi ha cresciuto in una casa dalla mentalità molto aperta," dice. "Avevo 8 anni ed ero innamorata di questa ragazza sulla copertina di una rivista. Invece di sgridarmi, come farebbe la maggior parte dei genitori omofobi, mi prendeva in giro, del tipo: 'Oh, ti cerchi una fidanzata.'
"Oltre ad amarci, la sua preoccupazione numero uno era l'istruzione. E non quella: 'Oh, sì, il potente Colombo è venuto a scoprire questa terra!' Ma quella: 'No, cazzo, ha massacrato gli indigeni". Davvero l'avrebbe detto in questo modo? "Lui diceva le parolacce. Imprecava come un marinaio." Ma era anche "molto timido".
Paris e Prince sono piuttosto consapevoli dei dubbi del pubblico sulla loro discendenza (il fratello minore Blanket, che ha la pelle più scura, è meno oggetto di speculazione). La mamma di Paris è Debbie Rowe, un'infermiera che Michael ha incontrato mentre lei stava lavorando per il suo dermatologo, il defunto Arnold Klein. Hanno avuto quello che suona come un matrimonio non convenzionale di tre anni, durante il quale, una volta ha testimoniato la Rowe, non hanno mai condiviso una casa. Michael ha detto che la Rowe voleva avere i suoi figli "come regalo" per lui. (La Rowe ha detto che Paris ha preso il suo nome dal luogo in cui è stata concepita). Klein, il suo datore di lavoro, è stato uno dei diversi uomini - tra cui l'attore Mark Lester, che ha interpretato il ruolo del protagonista nel film Oliver! - che ha suggerito di poter essere il vero padre biologico di Paris.
Tra un pezzo di sushi e l’altro, Paris accetta di affrontare questa questione per quella che lei dice sarà l'unica volta. Poteva optare per una risposta facile e logica, sottolineando che in ogni caso non importa, Michael Jackson era suo padre. Questo è ciò che il fratello - che si descrive come "più obiettivo" di Paris - sembra suggerire. "Ogni volta che qualcuno me lo chiede" dice Prince 'io chiedo: Qual è il punto? Che differenza fa?' In particolare a chi non è coinvolto nella mia vita. In che modo questo influenza la tua vita? La mia non la cambia".
Ma Paris è certa che Michael Jackson era il suo padre biologico. Lo crede con un fervore che è al tempo stesso toccante e sul momento assolutamente convincente. "Lui è mio padre", dice lanciando uno sguardo diretto e impetuoso. "Lui sarà sempre mio padre. Mai non lo è stato e mai non lo sarà. Le persone che lo conoscevano molto bene dicono che lo rivedono in me in un modo che fa quasi paura”.
“Io mi considero nera" dice, aggiungendo in seguito che suo padre "mi guardava negli occhi, mi puntava il dito e mi diceva: 'Tu sei nera. Siate orgogliosi delle vostre radici" E io ero come, 'OK, lui è mio padre, perché avrebbe dovuto mentirmi?' Perciò, io semplicemente credo a quello che lui mi ha detto. Perché, che io sappia, non mi ha mai mentito. La maggior parte delle persone che non mi conoscono mi chiamano bianca," concede Paris "Ho la pelle chiara e, soprattutto da quando ho i capelli biondi, sembro nata in Finlandia o qualcosa del genere." Ma lei fa notare che non è affatto insolito che i figli di razza mista siano come lei - notando con accuratezza che la sua carnagione e il colore degli occhi sono simili all'attore Wentworth Miller, che ha un padre nero e una mamma bianca.
Inizialmente, non aveva nessun rapporto con sua madre, Debbie Rowe. "Quando ero molto, molto piccola, mia mamma non esisteva", ricorda Paris. Alla fine, si rese conto che "un uomo non può far nascere un bambino" - e quando aveva 10 anni o giù di lì, chiese a Prince: "dobbiamo avere una mamma, vero?" Così lo chiese a suo padre. "E lui rispose: Sì. E io ero come, 'Qual è il suo nome?' E lui: 'Debbie.' E io mi sono detta, 'Ok, bene, conosco il suo nome.' Dopo la morte di suo padre, ha cominciato a cercare sua madre online e loro si sono ricongiunte quando Paris aveva 13 anni.
Dopo il suo soggiorno nel centro di recupero dello Utah, Paris ha deciso di contattare di nuovo la Rowe. "Aveva bisogno di una figura materna", dice Prince, che rifiuta di commentare sul suo rapporto, o mancanza di esso, con la Rowe. (Il manager di Paris ha rifiutato di mettere la Rowe a disposizione per un'intervista e la Rowe non ha risposto alla nostra richiesta di un commento.) "Ho avuto un sacco di figure materne," dice Paris, citando sua nonna e le tate tra le altre "ma dal momento in cui mia mamma è entrata nella mia vita, non è stata una cosa da 'mamma'. E' una relazione adulta ". Paris si rivede nella Rowe, che ha appena completato un ciclo di chemio in una lotta contro il cancro al seno: "Siamo entrambe molto testarde".
Paris non è sicura di cosa Michael provasse per la Rowe, ma dice che la Rowe era "innamorata" di suo padre. Ed è anche sicura che Michael fosse innamorato di Lisa Marie Presley, dalla quale lui ha divorziato due anni prima della nascita di Paris: "Nel video musicale 'You Are Not Alone,' posso vedere come lui la guardava, era completamente preso" dice ridendo.
Paris Jackson aveva circa nove anni quando si è resa conto che gran parte del mondo non vedeva suo padre nel modo in cui faceva lei. "Mio padre piangeva davanti a me di notte," dice e inizia a piangere anche lei. "Immagina un tuo genitore che piange davanti a te sul fatto che il mondo lo odia per qualcosa che lui non ha fatto. E per me, lui era l'unica cosa che contava. Vedendo tutto il mio mondo che soffriva, ho iniziato a odiare il mondo per quello che gli stavano facendo. Ero come, 'Come può la gente essere così cattiva?' fa una pausa. "Mi dispiace, mi sto emozionando".
Paris e Prince non hanno dubbi che il loro padre era innocente e che quello che hanno conosciuto loro era il vero Michael. Di nuovo, sono convincenti - se potessero andare porta a porta a parlarne, potrebbero influenzare il mondo. "Nessuno se non io e i miei fratelli abbiamo sperimentato il suo leggerci la sera prima di andare a letto A Light in the Attic", dice Paris. "Nessuno ha sperimentato il suo essere padre come abbiamo fatto noi. Se lo avessero fatto, cambierebbero completamente l'intera percezione di lui per sempre". Suggerisco gentilmente che quello che Michael disse a lei in quelle notti era gravoso per una bambina di 9 anni. "Lui non ci raccontava stronzate", risponde. "Tu cerchi di dare ai tuoi figli la migliore infanzia possibile. Ma devi anche prepararli per un mondo di merda". Il processo di Michael si concluse con una assoluzione, ma mandò in frantumi la sua reputazione e ha alterato il corso della vita della sua famiglia. Lui decise di lasciare Neverland per sempre e trascorsero i successivi quattro anni in giro per il mondo, spendendo lunghi periodi di tempo nella campagna irlandese, in Bahrain, a Las Vegas. A Paris non importava - era emozionante, e casa era dove c'era suo padre.
Nel 2009, Michael si stava preparando per un ambizioso numero di concerti all'arena O2 di Londra. "Lui ci esaltava" ricorda Paris "Era tipo: 'Sì, andiamo a vivere a Londra per un anno.' Noi eravamo super-eccitati, avevamo già una casa lì in cui saremmo andati a vivere". Ma Paris ricorda l'essere esausto di Michael quando cominciarono le prove. "Gli dicevo: 'Facciamo un pisolino,'" dice. «Perché sembrava stanco. Ma noi avevamo lezione al piano di sotto in salotto, e vedevamo la polvere cadere dal soffitto e sentivamo il rumore del battito dei piedi perché lui stava provando al piano di sopra."
Paris ha una persistente avversione per AEG Live, i promotori dei concerti. "AEG Live non tratta bene i suoi artisti. Li prosciuga e li fa lavorare fino alla morte." (Un rappresentante di AEG non ha voluto commentare.) Lei dice di aver visto Justin Bieber in un recente tour e di essersi "spaventata" per lui. "Era visibilmente stanco, ho guardato il mio biglietto, ho visto AEG Live, e ho pensato a come mio padre era sempre esausto ma non riusciva a dormire."
Paris accusa il dottor Conrad Murray - che è stato condannato per omicidio colposo nella morte di suo padre - per la dipendenza dal propofol che ha portato ad essa. Lei lo chiama "il 'dottore'", in modo ironico.
Ma lei ha dei sospetti più oscuri sulla morte di suo padre. "Ci dava degli indizi sulle persone che erano lì fuori per incastrarlo", dice. "E a un certo punto era come: 'Un giorno mi uccideranno'" (Lisa Marie Presley ha raccontato a Oprah Winfrey di una conversazione simile con Michael, che esternò i suoi timori su identità non specificate che lo tenevano sotto mira per ottenere la sua metà del catalogo Sony/ATV).
Paris è convinta che suo padre in qualche modo è stato assassinato. "Assolutamente" dice. "Perché è ovvio. Tutto lo indica. Suona come una teoria della cospirazione e una stronzata, ma tutti i veri fan e tutta la famiglia lo sanno. E' stata una messinscena organizzata. Una stronzata".
Ma chi avrebbe voluto Michael Jackson morto? Paris si ferma per alcuni secondi, forse prendendo in considerazione una risposta specifica, ma poi dice solo: "Un sacco di gente." Paris vuole vendetta, o per lo meno giustizia. "Naturalmente", dice, con occhi incandescenti. "Certamente la voglio. Ma è una partita a scacchi e io sto cercando di giocare la partita a scacchi nel modo giusto. E questo è tutto quello che posso dire in questo momento."
Michael faceva indossare delle maschere ai suoi figli quando erano in pubblico, una misura protettiva che Paris considerava "stupida", ma che poi è arrivata a capire. Questo rese ancora più impressionante il momento in cui una bambina coraggiosa si avvicinò spontaneamente al microfono durante il servizio funebre di suo padre trasmesso in tv, il 7 luglio 2009. "Sin da quando sono nata", lei disse "Papà è stato il miglior padre che si possa mai immaginare, e volevo solo dire che lo amo così tanto."
Aveva 11 anni, ma sapeva quello che stava facendo. "Sapevo che dopo la sua morte ci sarebbero state un sacco di chiacchiere malevoli” dice Paris "un sacco di gente che avrebbe messo in dubbio lui e il modo in cui ci ha cresciuto. Quella fu la prima volta che l’ho difeso pubblicamente e sicuramente non sarà l'ultima”. Per Prince, la sorella più giovane ha mostrato in quel momento di avere "più forza di tutti noi."
Il giorno dopo la visita al Museo della morte, Paris, Michael Snoddy e Tom Hamilton, il suo manager, si dirigono a Venice Beach. Passeggiamo sul lungomare e Snoddy ricorda una breve esperienza come artista di strada qui, quando si era appena trasferito a Los Angeles, tamburellando su dei secchi. "Non era male", dice. "Raccoglievo in media un centinaio di dollari al giorno."
Paris ha le sue extension raccolte in una coda di cavallo. Indossa occhiali da sole tondi, una camicia a quadri verde sopra i leggings, e uno zaino arcobaleno. Il suo stato d'animo è più scuro oggi. Non parla molto ed è aggrappata stretta a Snoddy, che indossa una maglietta Willie Nelson con le maniche tagliate.
Ci dirigiamo verso i canali, fiancheggiati da case ultramoderne che a Paris non piacciono. "Sono troppo sofisticate” dice. "Non urlano: 'Hey, venite a cena!'"
È felice di scorgere un gruppo di anatre. "Ciao amiche!" grida. "Venite a giocare con noi!" Tra di loro sembra esserci una coppia in amore, sguazzando vicine in formazione nell'acqua poco profonda. Paris sospira e stringe la mano di Snoddy. "Obiettivi", dice. "Hashtag ‘obiettivi’"
Il suo spirito si sta risollevando e andiamo a piedi verso la spiaggia per guardare il tramonto. Paris e Snoddy salgono su un muretto per godersi lo spettacolo. È un momento di pace, finché una donna di mezza età in abiti da jogging si avvicina. Sorride alla coppia mentre preme un pulsante su una sorta di piccolo stereo legato alla vita, liberando una canzone dal datato suono ipnotico. Paris ride e si gira verso il suo ragazzo. Mentre il sole scompare, cominciano a ballare.
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