I media e la manipolazione della verità: quando ad essere giudicata è la vittima e non il carnefice
Si è concluso da pochi giorni il processo contro il dottor Murray, il cardiologo accusato di omicidio colposo per la morte di Michael Jackson e giudicato colpevole all'unanimità dai 12 membri della giuria popolare nella Corte Suprema di Los Angeles.
In Italia, tale procedimento penale non ha avuto la stessa risonanza mediatica che ebbe il processo del 2005 contro Michael Jackson, accusato di abuso su minore, cospirazione, somministrazione di alcol ad un minorenne e giudicato NON colpevole per tutti i capi d'imputazione.
Chi ha avuto modo di leggere i documenti e le trascrizioni delle udienze del 2005 si è reso conto che all'epoca si svolsero due processi: quello nell’aula del tribunale di Santa Maria, California, e quello sulle pagine dei giornali e nelle tv di tutto il mondo. Gli organi di “informazione” scelsero di privilegiare l'accusa, inducendo l'opinione pubblica a credere che le testimonianze degli accusatori fossero prove inconfutabili di colpevolezza. I controinterrogatori della difesa, che puntualmente dimostravano la natura falsa e inattendibile di quelle testimonianze, non furono MAI riportati.
La manipolazione del pensiero comune fu di così estesa e corale entità che nemmeno l’assoluzione di Michael Jackson per insussistenza dei fatti relativi a tutte le accuse subite, 10 maggiori e 4 minori, convinse tutti riguardo alla sua innocenza. Per sapere cosa accadde davvero in quella circostanza, si invita alla lettura di questo articolo:http://www.huffingtonpost.com/charles-thomson/one-of-the-most-shameful_b_610258.html
Qui la traduzione in italiano:
Riguardo al processo Murray, sebbene i media italiani abbiano prestato attenzione all’evento solo nei giorni di apertura e verdetto, non si sono lasciati sfuggire il pretesto per sguazzare nell’ennesima speculazione: a subire il processo mediatico è stato, ancora una volta, Michael Jackson, trasformato da vittima in carnefice. Questo nonostante il giudice avesse concesso l’uso delle telecamere in aula, con immagini in diretta su numerose emittenti tv statunitensi, in streaming su moltissimi siti web e poi reperibili nelle registrazioni caricate su molti canali youtube.
Appare chiaro che gli organi di “informazione” siano talmente avvezzi a divulgare notizie false e diffamatorie sulla pop star, che non si preoccupano nemmeno di negare l'evidenza di documenti ampiamente e agevolmente disponibili in rete.
Una questione su cui è assolutamente necessario soffermarsi è la diffusione che i media italiani hanno fatto delle foto del cadavere di Michael Jackson. Quest'azione, atta a spettacolarizzarne persino la morte, è vergognosa e ignobile e non dovrebbe mai accadere in un paese che si ritiene civile. Ci sono diversi riferimenti legislativi ai quali fare riferimento, come per esempio la sentenza della Corte Europea sui diritti dell'uomo del 24 giugno 2004, con cui vengono invitati gli organi d'informazione ad una maggiore cautela in riferimento alla diffusione di immagini e altri particolari che riguardano la vita privata di personaggi pubblici, introducendo una distinzione tra trattamenti di dati che fanno riferimento alla loro vita pubblica nell'esercizio delle loro funzioni e individui che, per essendo figure pubbliche, non esercitano tali funzioni.
La pronuncia conferma, per altro, alcuni principi già espressi nella normativa italiana e ribaditi dal Garante in varie occasioni in merito ai presupposti di liceità per la raccolta e la diffusione di fotografie nell'ambito di servizi giornalistici, facendo riferimento alla tutela della dignità della persona, che deve essere salvaguardata anche nel caso in cui si debba proteggere l'onore di un defunto. Si ribadisce anche il codice di deontologia, art.8, il quale stabilisce il divieto di pubblicazione di immagini impressionanti.
Mostrare al pubblico la foto di un uomo privo di vita, senza indumenti, steso sul letto del coroner, è un atto lesivo delle norme di cui sopra, anche se spesso i media, appellandosi al diritto di cronaca, sembrano “dimenticarsene”.
Passiamo ora ad esaminare alcune strumentalizzazioni mediatiche messe in atto durante il processo al dottor Murray.
La registrazione audio dell’artista intossicato dai farmaci, presentata dall’accusa come prova dei trattamenti pericolosi somministratigli dal suo medico personale, è stata riproposta dalla tv solamente per dipingere il paziente Michael Jackson come un drogato. Nulla è stato detto sulla condotta criminale del dottor Murray, che lo ha registrato a sua insaputa in un momento di vulnerabilità estrema, né sul contenuto di quella registrazione, nella quale Michael Jackson, anche sotto sedazione, esprimeva il desiderio di voler costruire, con il ricavato dei concerti per i quali si stava preparando, il più grande ospedale pediatrico mai realizzato, con sale cinematografiche e spazi ricreativi che potessero aiutare i bambini ad affrontare le loro sofferenze.
MJ: “Io prenderò quei soldi, un milione di bambini, un ospedale per bambini, il più grande del mondo, il Michael Jackson's Children's Hospital. Dovrà avere una sala cinematografica e una stanza per i giochi. I bambini sono depressi. Gli – in quegli ospedali, non ci sono stanze per i giochi, non ci sono sale cinematografiche. Sono malati perché sono depressi. La loro mente li sta deprimendo. Io voglio dargli questo. Io mi preoccupo per loro, quegli angeli. Dio vuole che lo faccia. Dio vuole che lo faccia. Io lo farò, Conrad.....”
E ancora:”...Lo farò per loro. Sarà ricordato più delle mie esibizioni sul palco. Le mie esibizioni ci saranno per aiutare i miei bambini, questo è sempre stato il mio sogno. Li amo. Li amo perché io non ho avuto un'infanzia, non ho avuto nessuna infanzia. Io sento il loro dolore, sento il loro malessere. Io posso occuparmene. Heal The World, We Are The World, Will You Be There, The Lost Children. Queste sono canzoni che ho scritto perché soffro, sai, soffro....”
Nessuno ha fatto notare che sino alla fine Michael Jackson si preoccupava del prossimo, in particolare dei bambini, come ha sempre fatto durante la sua breve vita. Non riconoscergli lo scopo per il quale ha servito la sua Arte è stato uno dei più grandi torti che ha dovuto subire: http://www.youtube.com/watch?v=Gq0pHetpJsU&feature=results_video&playnext=1&list=PLF06FBCDB889FA173
http://blackstarnews.com/news/135/ARTICLE/5811/2009-06-28.html
Parlando della sua presunta tossicodipendenza, nessun organo d'informazione ha riportato ciò che è emerso dalle testimonianze, dai documenti e dagli esami tossicologici. Tutti si sono affrettati a definire Michael Jackson un tossicodipendente quando dai rapporti tossicologici depositati e discussi in aula NON si evince alcuna dipendenza. Qualche giornalista ha persino “trovato” nell'organismo dell'artista sostanze che neanche il tossicologo forense che ha effettuato gli esami suddetti ha rilevato. Inoltre, l’autopsia ha dimostrato che l’antidolorifico Demerol, mediante il quale la difesa di Murray ha cercato di spostare la responsabilità dal suo cliente al dermatologo di Michael Jackson, il dottor Klein, che aveva somministrato questo farmaco al cantante durante i suoi trattamenti dermatologici, NON era affatto presente nel suo organismo al momento del decesso, avvenuto per intossicazione acuta di Propofol. Anche stavolta, i media hanno deliberatamente scelto di riverberare una sola delle parti coinvolte nel processo, o meglio la parte avversa a Michael Jackson.
Il Propofol è un farmaco ANESTETICO che NON agisce sui circuiti cerebrali del piacere, quindi NON può generare alcuna forma di dipendenza fisica. Quest’ultima può scaturire dall’assunzione di benzodiazepine, sostanze concomitanti nella morte di Michael Jackson, ma dall'analisi dei mandati di perquisizione risulta che gli venne prescritta una benzodiazepina a dicembre del 2008 (temazepam, di cui assunse 27 pasticche su 30) e due ad aprile 2009 (clonazepam: assunte 22 su 30 e lorazepam: 21 su 30: in circa due mesi,) e, come si può notare, non terminava nemmeno le confezioni, piuttosto insolito per un “dipendente” (tabella consultabile a questo link: http://www.megaupload.com/?d=N3UUZEC7) . Riguardo alle somministrazioni di farmaci per endovenosa, nulla è dimostrabile poiché, conseguentemente ad una delle numerose, gravi negligenze di Murray, non esistono cartelle cliniche che le abbiano registrate.
Oltre ai dottori direttamente coinvolti nel caso, come il medico legale della contea di Los Angeles, il tossicologo forense o i medici del pronto soccorso, hanno testimoniato al processo 3 specialisti per l'accusa: il Dottor Shafer, esperto in farmacocinetica e propofol, il quale ha precisato di non aver chiesto alcun compenso per la sua testimonianza; il Dottor Kamangar, esperto in medicina del sonno e il Dottor Steinberg, cardiologo e revisore esperto per la California Medical Board, ovvero responsabile della revisione delle azioni di altri medici a tutela degli standard di cura. Quelli che hanno testimoniato per la difesa sono stati 2: il dottor White, esperto di propofol ma non di farmacocinetica, pagato 11.000 dollari più 3.500 dollari per ogni apparizione in tribunale, e il dottor Waldman, unico esperto in dipendenze. NESSUNO DI LORO, BASANDOSI SULLA DOCUMENTAZIONE DEL CASO, HA DEFINITO MICHAEL JACKSON UN DIPENDENTE DAI FARMACI. Il Dottor Steinberg ha sostenuto che se il cantante lo fosse stato, si sarebbe iniettato sempre tutto da solo e subito; persino il dottor Waldman, testimone della difesa, ha affermato che forse stava sviluppando una sorta di tolleranza al Demerol, che vuol dire avere necessità di una quantità sempre maggiore per ottenere l’effetto desiderato, quindi, nel caso di Michael Jackson, per sottoporsi ai trattamenti dermatologici menzionati in precedenza, ma che sarebbe altamente azzardato definire Michael Jackson un tossicodipendente. Questo azzardo, naturalmente, alcuni giornalisti non se lo sono risparmiato, in barba alle dichiarazioni sotto giuramento degli esperti intervenuti al processo e ai documenti scientifici disponibili.
Si è già specificato in precedenza che il Propofol è un farmaco anestetico, NON un “sonnifero”, come i media hanno descritto più volte: il suo utilizzo come agente per far “addormentare” Michael Jackson è stato uno degli elementi per i quali la giuria ha ritenuto il dottor Murray responsabile di negligenza criminale. Il procuratore Walgren, nella sua arringa finale. ha evidenziato che non ci sono prove che Michael Jackson cercò la somministrazione del Propofol senza la presenza di uno specialista: “Michael Jackson non era avventato; voleva un medico che lo monitorasse in ogni momento per essere sicuro”.
Si è dato molto spazio alle strategie della difesa basate sulle teorie del dottor White, mentre NESSUNO HA PARLATO DELLA TESTIMONIANZA CHIAVE PER L’ACCUSA DEL DOTTOR SHAFER. Il dottor White in un primo momento aveva supportato la strategia dell'auto ingestione di Propofol, ma venuto a conoscenza degli studi del Dottor Shafer, che dimostrano che l'assunzione orale del farmaco NON produce alcun effetto sull’essere umano, ha fatto un passo indietro ed ha provato a sostenere l'autoiniezione di Propofol e l'ingestione di una benzodiazepina in pillole da parte di Michael Jackson. Ma NON c'erano pillole nello stomaco della pop star (testimonianza del coroner sul contenuto gastrico:http://www.youtube.com/watch?v=xIonicw7zzU&feature=youtu.be) e il Dottor Shafer, IN BASE AI VALORI TOSSICOLOGICI, HA SCIENTIFICAMENTE DIMOSTRATO CHE E’ IMPOSSIBILE SOSTENERE QUEGLI SCENARI E TEORIE formulate dalla difesa.
E’ stato persino scritto che il verdetto di colpevolezza per Murray è arrivato perché il procuratore Walgren, durante la sua arringa finale, avrebbe impietosito i giurati nominando i figli del cantante: un’altra, deplorevole strumentalizzazione.
Murray è stato giustamente giudicato COLPEVOLE, oltre che per i fatti dimostrati dal Dottor Shafer, anche per i seguenti motivi:
1) Murray ha somministrato per due mesi al suo paziente Michael Jackson, nella sua residenza privata, un farmaco, il Propofol appunto, il cui uso domestico è vietato dalla legge perché si tratta di una sostanza pericolosa che porta facilmente alla morte se non si dispone delle necessarie e obbligatorie apparecchiature di monitoraggio
2) Murray ha ammesso di aver lasciato il suo paziente da solo nella stanza senza le dovute apparecchiature che potessero segnalare eventuali problemi (ad esempio, con un pulsi ossimetro dotato di allarme sonoro)
3) Murray non ha chiamato i soccorsi quando si è accorto che il paziente non respirava più ed era andato in arresto cardiaco, nonostante avesse a disposizione due cellulari che stava usando per altre chiamate, come si evince dai tabulati telefonici; al contrario, si è preoccupato di far sparire le prove della sua colpevolezza
Per questi motivi la sua è stata considerata una negligenza criminale che ha causato la morte di Michael Jackson e i giurati lo hanno dichiarato COLPEVOLE, non perché il procuratore ha nominato i figli del cantante.
Più volte è stato detto che sia stato lo stesso Michael Jackson ad assumere il dottor Murray. Anche questa informazione NON è corretta.
Esiste un contratto, facilmente reperibile in rete e discusso anche durante il processo, nel quale emerge chiaramente che l’assunzione del dottore era stata di competenza della AEG Live, la società promotrice dei concerti, che mai ne ricevette copia firmata da Michael Jackson per accettazione, ma solamente quella firmata dal dottor Murray proprio la sera prima che il cantante fosse ucciso.
Infine, alcuni giornalisti hanno colto l’occasione del processo al dottor Murray per ridare nuova eco alle solite calunnie e diffamazioni che hanno tormentato Michael Jackson tutta la vita, prima fra tutte quella relativa al presunto rifiuto della sua razza per il cambiamento del colore della sua pelle.
NIENTE DI PIU’ FALSO! La pop star era affetta da una dermopatia, la vitiligine, che provoca la progressiva depigmentazione della pelle
http://www.ildermatologorisponde.it/vitiligine.html: questo è stato provato nel corso degli anni da testimonianze di medici, cartelle cliniche e certificazioni depositate in tribunale. ADESSO LO ATTESTA ANCHE L'AUTOPSIA: IL DOTTOR ROGERS, IL MEDICO LEGALE DELLA CONTEA DI LOS ANGELES CHE L'HA EFFETTUATA, HA RIBADITO ANCHE SUL BANCO DEI TESTIMONI, DURANTE IL PROCESSO A CARICO DEL dottor MURRAY, DI AVER RISCONTRATO QUESTA MALATTIA DELLA PELLE IN MICHAEL JACKSON (dal minuto 1.33 al minuto 1.53):
http://www.youtube.com/watch?v=W2uf_gNyNmo&feature=youtu.be
Quando si parla dell’artista, i media si ostinano a chiamarlo“Jacko”, un nomignolo radicato nel razzismo contro l’uso del quale lui stesso ha cercato di difendersi continuando a ribadire: “I’M NOT “Jacko”, I’M JACKSON”.
Le strumentalizzazioni dei media su Michael Jackson e sul processo al dottor Murray sembra non conoscano limite: sono stati addirittura intitolati speciali sul procedimento penale con la formula “Michael Jackson trial” piuttosto che con l’unica ammissibile, ovvero “Murray trial”.
Quando sotto articoli incentrati sul sensazionalismo e sulla menzogna si leggono commenti del tipo: “Povero dottor Murray! Ci ha rimesso per assecondare quel matto tossicodipendente...” allora è chiaro che gli organi d'informazione, almeno la maggior parte di essi, hanno raggiunto il loro scopo: far passare la vittima come carnefice. E poco importa se il verdetto, quello vero, della giuria, anche ora come nel 2005, non coincide con quello mediatico: ci ha pensato la manipolazione delle notizie, ancora una volta, a condannare Michael Jackson.
E il pensiero già sorto dopo il suo assurdo processo per accuse inesistenti si consolida: ad ucciderlo non è stato solo il dottor Murray, ma anche tutti i criminalmedia che SCELGONO ogni volta di sommergere la verità sotto cumuli di disgustose bugie, quelle che hanno inferto a Michael Jackson una morte lenta, dolorosa e inesorabile.
NB: Truth4MJ ha pubblicato questo articolo sulle pagine facebook dei maggiori organi di informazione italiani e su alcuni canali di libera diffusione delle news, come attestato dai seguenti link:
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